Il primo giorno di scuola è un importante momento di osservazione per provare a comprendere le storie familiari di coloro che stanno per iniziare un nuovo viaggio educativo.

Ogni volta che osservo un bambino arrivare a scuola accompagnato dai genitori, resto sempre affascinato dalla dinamica relazionale che ha con la sua figura di attaccamento. Che sia la madre o il padre dipende dalla storia familiare, ma in ogni situazione emergono tratti incisivi che portano a profonde riflessioni.

Il distacco è uno dei momenti più delicati nella giornata di un genitore e lo si vede dagli sguardi, dai gesti, dalle tensioni più o meno esistenti, dal non verbale che in quell’attimo diviene così chiaramente evidente.

Ci sono bambini che senza difficoltà si affidano ai maestri e cercano per un breve istante lo sguardo del genitore, un saluto fugace e via ad incontrare i compagni per una nuova avventura. Così il genitore, tranquillamente riprende la strada verso la macchina e si dirige verso il lavoro. Una relazione d’attaccamento sicura che descrive bene lo stato interiore del bambino, il quale dà per scontato che, anche se lasciato solo per un po’ di tempo, potrà riabbracciare presto i suoi genitori. Non ha paura dell’abbandono, si lascia andare alla relazione con l’altro e con il mondo in modo naturale e sicuro. In questi casi è molto chiaro che la figura di attaccamento risponde in modo positivo ai bisogni del bambino.

Non sempre però è così. Alcuni bambini arrivati a scuola si lasciano andare al distacco in forma quasi passiva. Guardano il mondo esterno con fare timoroso, danno chiari segnali di non confidare sull’aiuto di nessuno, genitori e maestri. Fanno fatica ad esplorare l’ambiente e si tengono alla larga dal mettersi in relazione. Silenziosi, alquanto tristi, non mostrano entusiasmo per il gioco e sembra attendendano la fine della giornata rassegnati. In questi casi è molto probabile che la figura di attaccamento eviti il contatto con il figlio, dimostrandosi per l’appunto evitante.

A volte capita di vedere situazioni in cui il bambino, distaccatosi dal genitore, dimostri di avere una gran voglia di giocare ed esplorare ma, allo stesso tempo, appaia ansioso rispetto alla nuova situazione che sta vivendo. La sua emotività si sposta come un pendolo, nella tensione che lo spinge al gioco e alla ricerca del genitore. Può capitare anche che il bambino entri nel panico appena viene lasciato a scuola, esternando la sua difficoltà con pianti e con la continua richiesta del genitore. “Voglio mamma!” è la frase tipica che però si scontra con lo sguardo curioso nei confronti dell’ambiente e degli altri. In questa situazione, spesso, si ha a che fare con una figura d’attaccamento che nella relazione con il figlio si mostra pronta ad accogliere i suoi bisogni, dimostrandosi sensibile, ma solo in parte agendo così in maniera ambivalente.

Queste sono alcune delle situazioni che possono verificarsi.

Per risolvere le criticità relazionali, che il momento del distacco può far emergere, è importante intessere una rete educativa salda tra scuola e famiglia, dove al centro venga messo il bambino.
L’anelito è quello del raggiungimento di un equilibrio sano nella relazione familiare e scolastica affinché il bambino possa vivere al meglio il rapporto con la figura d’attaccamento e con il mondo.

In questo processo i genitori non possono esimersi dal porsi domande e cercare di trovare in loro la forza per migliorarsi, affidandosi agli insegnanti e agli educatori che hanno il dovere di sostenere le famiglie in questo difficile compito che è l’essere genitori.

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SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI:

Holmes J. , La teoria dell’attaccamento. John Bowlby e la sua scuola, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2017

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