Un giorno, un lupo magro e affamato incontrò un cane. Sembrava in ottima salute con la pancia tonda, il pelo folto, lucido e pulito. I due si salutarono e il lupo domandò:

“Come mai sei così grassottello, lucido e bello? Io sono molto più forte di te, eppure, guardami: sto morendo di fame e non mi reggo sulle zampe.” disse il lupo un po’ invidioso.

“Anche tu, amico mio, puoi avere tutto il cibo che vorrai. Basta che presti lo stesso mio servizio al padrone.” rispose il cane.

“Quale sarebbe questo servizio?” chiese il lupo incuriosito.

“Bisogna solo custodire la sua casa di giorno e fare la guardia di notte affinché non entrino in casa i ladri” disse il cane “Il padrone ti darà così da mangiare e potrai avere tutti i suoi avanzi”.

Il lupo stanco di affannarsi sempre alla ricerca di cibo e di affrontare ogni intemperie, tra pioggia e neve, disse “Bene, ci sto!”

Mentre i due camminavano verso la dimora del padrone, il lupo si accorse che il cane aveva un segno intorno al collo, come una ferita.

“Che cos’è quel segno, amico? ” gli domandò.
“È il segno della catena, di solito mi legano.” rispose il cane.
“E, dimmi, se vuoi puoi andartene?” chiede nuovamente il lupo.
“No, non posso.” rispose l’altro.

Il lupo si fermò un istante, guardò nuovamente il collo del cane, e disse “Amico, goditi tu i bei pasti. Io preferisco morire di fame piuttosto che rinunciare alla mia libertà.”

Detto ciò, il lupo se ne andò svanendo nel fitto del bosco.

Quella che avete appena letto è una rielaborazione della favola di FedroIl lupo e il cane“.

È una favola dalla profonda morale che mette in luce la scelta del lupo, il quale preferisce la sua libertà alla schiavitù. Il lupo, simbolo dell‘uomo selvatico, non può far altro che scegliere di patire la fame piuttosto che compromettere la sua natura per del cibo garantito.

È un scelta, forse l’unica, che trova il coraggio di fare solamente chi non è abituato a portare le catene, direbbe De Andrè.

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NOTA:
La foto presente in questo articolo è di Giuliano Petreri

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