Drinnn…Drinnn…

Pronto, chi è?”
Salve, è il papà di Camilla? Chiamo dalla scuola”
Sì, sono io. Mi dica, è successo qualcosa?”
Sua figlia non si sente bene ed è il caso che la veniate a prendere il prima possibile.”

A molti padri, almeno una volta, è capitato di vivere questo momento: la chiamata da scuola per problemi legati ai propri figli. 

Problemi spesso relativi allo stato di salute: febbre, mal di pancia, incidenti durante l’ora di ginnastica o in giardino durante la merenda.

Quando arriva la chiamata, con molta probabilità si è a lavoro o impegnati in altro. La chiamata genera uno shock iniziale perché è inaspettata e accade proprio in quel frangente della giornata in cui del proprio figlio non si sa nulla. Lo si è affidato alla scuola ed è al di là della propria tutela.

In un attimo sorgono un’infinità di domande che generano caos emotivo e destabilizzano.

Cosa è successo? Come sta? Cosa fare? Come fare? 

Dopo essersi sincerati dello stato di salute del piccolo, nella maggior parte dei casi, si interrompe ciò che si sta facendo, si chiede un permesso da lavoro, si contatta la madre per consultarsi e per comunicare che si sta andando a prendere il figlio a scuola.

Se si è in macchina ci si infila subito nel traffico cittadino o altrimenti si corre a prendere il primo mezzo pubblico che conduca verso scuola. Sono attimi in cui sale la preoccupazione. Questo stato emotivo si allenta varcata la soglia della scuola e il figlio si avvicina. 

Come stai? Come ti senti? 

Sono prime domande che riportano ad un contatto, ad una dimostrazione di attenzione, dove spesso traspare anche la preoccupazione sorta dalla chiamata ricevuta.

Per molti padri la reazione successiva all’incontro con il figlio è chiamare la madre e il contatto si mantiene costantemente. Il telefono squilla in continuazione e non è escluso che sorgano sentimenti di inadeguatezza, di non essere all’altezza.

Un attimo di distrazione o una mancata precauzione, che possono in qualche modo essere state la causa del malessere, generano dispiacere e senso di colpa. 

Cosa fare poi? Una chiamata al pediatra. Infonde sicurezza, toglie ogni dubbio e preoccupazione. 

Se invece il bambino fingeva e voleva solo tornare a casa? 

Le reazioni potrebbero essere molto diverse, ma di certo bisognerebbe interrogarsi se è a causa di un problema a scuola o se ha a che fare con questioni familiari. 

Ci si potrebbe accorgere, per esempio, che per lavoro si è stati via diversi giorni e non si passa insieme molto tempo, oppure a casa ci sono delle tensioni familiari di coppia che vanno risolte. e si ripercuotono su di lui. 

Parlare con il bambino in questi casi è il modo migliore per capire, comprendere e migliorarsi.

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